La collezione - Sezione preistorica, protostorica e preromana
L’esposizione è articolata in un percorso che si sviluppa secondo parametri cronologici e topografici e che intende sintetizzare l’evoluzione storica di Nepi e del suo territorio dalla Preistoria sino al Rinascimento.
L’allestimento si apre con una vetrina all’interno della quale sono esposte alcune delle principali attestazioni che documentano la presenza umana nel territorio fra il Paleolitico Medio e il Bronzo Finale.
L’esposizione prosegue passando a trattare la parte storica legata allo sviluppo urbano della città di Nepi, illustrata dai materiali provenienti dalle necropoli di età preromana che circondano l'abitato. E' questa la parte più importante della collezione civica.
Un numero consistente di reperti in esposizione proviene dalla "necropoli del Cerro” che ha restituito materiali in larga parte databili fra il VII e l’inizio del VI secolo a.C.. Questa necropoli è sita poco ad Ovest dell’odierno centro abitato e conserva intatti solo alcuni sepolcri. Le attività antropiche e la scarsa qualità del tufo in cui sono scavate le tombe a camera che la compongono hanno portato alla progressiva distruzione dell’area cimiteriale. Attualmente sono visibili poche sepolture, la maggior parte delle quali prive della volta e fortemente degradate. La necropoli si dispone, infatti, lungo le pareti di una tagliata, probabilmente quanto rimane di un antico tracciato che da Nepi si dirigeva verso Ovest in direzione di Sutri. Le tombe, disposte su più ordini, sono orientate secondo l’asse Nord-Sud. La sepoltura tipica comprende una camera a pianta quadrata, o quasi, preceduta alle volte da un piccolo dromos di accesso. All’interno della camera è attestata la presenza di loculi parietali, chiusi con tegole, e di blocchi di tufo squadrati che dovevano fungere d’appoggio ad un tavolato ligneo su cui veniva ugualmente deposto il defunto. La presenza di nicchie rivela, inoltre, il perdurare del rito dell’incinerazione che vede l’uso di olle come contenitore per le ceneri.
I corredi esposti sono caratterizzati dalla presenza di un ricco materiale ceramico connesso con la pratica del simposio. Gli impasti, numericamente prevalenti, sono frequentemente decorati con incisioni, poi riempite con sostanze colorate, secondo una tecnica ben documentata nell’area falisco-capenate. Le forme vascolari recano i motivi tipici del periodo orientalizzante, comprendenti teorie di volatili, elementi floreali e vegetali. I materiali trovano confronti nelle produzioni ceramiche provenienti dal territorio falisco, Narce in particolare, e diffuse nei territori limitrofi.
Da un sepolcro aristocratico della "necropoli di Gilastro" provengono i due sarcofagi in esposizione, recuperati nel 1988 all’interno di una tomba a camera. I sarcofagi sono costituiti, ciascuno, da due grandi blocchi di tufo lavorati e accostati. Al di sotto di essi tre blocchi squadrati fungono da piano di appoggio. Una serie di larghe tegole poste a doppio spiovente ne costituiva la copertura. La tomba comprendeva anche due deposizioni su banchine costituite da blocchi di tufo squadrati ed accostati fra loro, un loculo e resti ossei che erano stati collocati fra i blocchi di appoggio di uno dei sarcofagi. Quest’ultima deposizione suggerisce l’utilizzo del sepolcro per lungo tempo. In effetti i materiali recuperati dalla tomba possono essere inquadrati fra la prima metà del VII e la prima metà del V secolo a.C..
La parte espositiva dedicata al periodo preromano si conclude con il materiale proveniente dalla “necropoli di Sante Grotte”. Questa area cimiteriale è stata quasi completamente devastata essendo situata a pochissima distanza dal centro abitato di Nepi. Alcune campagne di scavo, svolte fra il 2003 ed il 2004 hanno permesso l’eccezionale ritrovamento di alcune tombe a camera ancora intatte e di sepolture entro fossa riservate a bambini. All’interno delle tombe a camera sono stati rinvenuti ricchi corredi, databili fra il VII ed il III secolo a.C., caratterizzati dalla presenza di ceramiche d’importazione, oggetti in bronzo ed ornamenti personali in oro ed argento. Fra le sepolture più sontuose in esposizione, vi è la tomba n. 3 che ha restituito, oltre ad un ricco corredo ceramico, alcuni oggetti singolari come l’aspergillum bronzeo, una fibula bronzea anulare ed uno scarabeo egizio.
La collezione - Sezione romana
L’arrivo dei Romani a Nepi è di poco successivo alla caduta di Veio nel 396 a.C..
Nepi era un centro strategico collocato lungo le direttrici che conducevano all’interno del territorio etrusco. A differenza di quanto avvenne per altri centri abitati dell'Agro Falisco, l'entrata della città nell'orbita romana non pregiudicò la sua esistenza, ma le conferì una notevole ricchezza, grazie anche al passaggio della Via Amerina, tracciato viario collegante Roma con l’Umbria realizzato nel III secolo a.C.. A nord di Nepi, il percorso della strada è stato oggetto di accurate indagini da parte del Gruppo Archeologico Romano con la supervisione della Soprintendenza Archeologica. Le ricerche si sono concentrate nel tratto viario caratterizzato dalla presenza della “necropoli di Tre Ponti”, necropoli meridionale della città di Falerii Novi. Gli scavi hanno permesso di individuare delle sepolture ancora non violate e di recuperare reperti di particolare interesse. All’interno dell’esposizione museale un plastico in scala 1:1 ricostruisce una delle importanti scoperte effettuate: un colombario costituito da sepolture ad incinerazione collocate entro nicchie scavate sulle pareti e sul piano del banco tufaceo. L’analisi dei materiali recuperati ha permesso di datare queste sepolture entro la prima metà del I secolo d.C..
La topografia e le vicende della Nepi romana rimangono in parte oscure, ma in base ai dati raccolti è desumibile che un lungo periodo di prosperità abbia caratterizzato l’antica città. La testimonianza più consistente che rimane per l'epoca romana è costituita dalle numerose epigrafi, alcune delle quali facenti parte della collezione del Museo Civico. L’esposizione museale presenta, infatti, due are votive: una con dedica a Diana e l’altra con dedica a Cerere. Vicino ai due altari, alcuni elementi marmorei vari costituiscono il lapidarium del Museo Civico.
Il principale monumento paleocristiano di Nepi è la catacomba di S.Savinilla, dove la tradizione locale vuole che siano stati sepolti i due santi protettori di Nepi, S.Tolomeo e S.Romano.Il periodo di utilizzo del sepolcro può essere compreso fra l’inizio del IV sino alla metà del V secolo. Gli scavi condotti dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra hanno permesso di recuperare al suo interno materiale ceramico che sarà esposto nella nuova sede museale. Attualmente è possibile osservare come provenienti dalla catacomba una serie di lucerne, databili fra il IV e l'XI secolo.
La collezione - Sezione medievale - rinascimentale
Nel XVI secolo Nepi visse un periodo florido, caratterizzato da un importante sviluppo urbanistico.
Già nel ‘400 era iniziata una fase di prosperità per la città, attestata da lavori compiuti all’interno delle chiese e del castello, il cosiddetto “Forte dei Borgia”. A Rodrigo Borgia, proprietario del complesso architettonico dal 1479 al 1492, è, infatti, attribuito l’ampliamento della rocca medievale con la realizzazione del muro di cinta quadrangolare difeso da quattro bastioni circolari.
Durante l’800 alcuni fregi marmorei furono prelevati dal castello e collocati sotto il portico del Palazzo Comunale. Questi reperti, confluiti all’interno della collezione civica, insieme ad altri rinvenuti nel corso degli ultimi lavori di restauro del “Forte dei Borgia”, effettuati fra il 2005 ed il 2007, costituiscono la sezione finale dell’esposizione museale. Fra i materiali, uno stemma, recante le insegne della famiglia Borgia unite a quelle degli Aragona di Napoli, costituisce una rara testimonianza del periodo in cui Lucrezia Borgia, dopo aver contratto matrimonio con Alfonso d'Aragona duca di Bisceglie, fu investita dal padre, Alessandro VI, del Ducato di Nepi (1499-1501). Di estremo interesse è anche un largo fregio marmoreo di Bernardo Accolti detto “l’Unico”, personaggio eccentrico che fu proprietario del castello e governatore di Nepi fra il 1521 e il 1535. Allo stesso periodo devono essere collocato anche un altro stemma lapideo circolare, coperto successivamente con un intonaco recante le insegne di Pier Luigi Farnese. L’ultima vetrina dell’allestimento espone alcune ceramiche, databili fra il XIV ed il XVI secolo, provenienti anche esse dal “Forte dei Borgia”.